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Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2013
XIX Edizione

Ultimo aggiornamento: 16 Maggio 2014
Clicca qui per il bando completo del concorso
Andamento del concorso:
  • Aggiornamento dell’09-05-2013 la Giuria ha ultimato i lavori di valutazione. Resi noti i risultati e inviata comunicazione a mezzo posta agli Autori Premiati il 09-05-2013
Risultati

Risultati XIX Edizione Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2013


La Giuria della diciannovesima edizione del Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 2013, presieduta per la sezione poesia da Olivia Trioschi, dopo attento esame delle opere pervenute ha decretato quanto segue:


Sezione Poesia

  • Opera 1^ classificata: “A valle della notte” di Carla Tombacco di Trivignano (VE). Targa Jacques Prévert – Attestato di Merito – Pubblicazione in un libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 100 copie – Attestato. Questa la motivazione della Giuria: «Come diceva il poeta, ci sono versi che arrivano da soli, perfetti, come un regalo del cielo. Lo stesso si può dire delle immagini, che tanto più sono immediate, non filtrate dalla volontà di trasmettere a tutti i costi un “messaggio”, tanto più si aprono a molteplici suggestioni e significati. La raccolta di Carla Tombacco è ricca di immagini così: improvvise come occhiate di sole tra le nuvole, e altrettanto rivelatrici. Solo qualche esempio, lasciando ai lettori il piacere di scoprirne altre, seguendo il filo rosso della natura palpitante di vita e respiro, che è il tema dominante delle liriche presentate dall’autrice: Inzuppato di cielo / dalla testa ai piedi, dedicata a un bambino molto amato; L’alba sciacqua il volto / al mattino che ripassa la sua parte, arricchita dall’enjambement, che crea una deliziosa ambiguità sull’oggetto cui è rivolta l’azione espressa dal verbo; Splendeva una sera / larga di acque argentee, che illumina una sera di amore e forse anche di dolore, ma senz’altro di ricerca e di scoperta. Come una scoperta, piacevole ed emozionante, sarà la lettura di questa raccolta, meritatamente vincitrice del concorso». Olivia Trioschi
  • Opera 2^ classificata: “Silloge senza titolo” di Nicoletta Genovese di Preganziol (TV). Vince la pubblicazione in un libro di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 50 copie – Attestato di merito. Questa la motivazione della Giuria: «Una prosa poetica vibrante, appassionata, che non ha paura di sporcarsi le mani nel fango della vita quotidiana, quella fatta di cartelle esattoriali, di uffici di collocamento, di pornografia – anche e soprattutto quella non legata al sesso, ma allo scandalo di certe pubbliche apparizioni di certi pubblici personaggi – e di aghi dimenticati in un braccio da cui cola la disperazione. Una poesia bella, non nel senso tradizionale del termine, ma un po’ pasoliniana e un po’ pavesiana, attraversata da rabbie furenti, delicate malinconie, attacchi frontali e discreto riserbo: e mai ipocrita, mai fasulla, mai troppo lavorata di cesello. Come una materia grezza e magmatica, come un diamante spurio, come la vita stessa, i versi dell’autrice si incastrano l’uno nell’altro, si prolungano verso il successivo tendendosi come corde, si ripiegano all’improvviso, forse spaventati dalla loro stessa singolare espressività. Un esempio, tra i molti di questa interessante raccolta: Non è dormire su letti di immondizie, / non è il piatto caldo quotidiano di rabbia, / non sono gli insetti, il dolore nella ossa, / la lingua sconosciuta, la luce incerta, / non è vendermi ogni giorno al migliore offerente / per poter infilare uno sull’altro i giorni / perle senza valore dei miei quindici anni. / È chiedermi in ogni momento / martellante come il pianto / se mai un giorno perdonerò / se mai un giorno dimenticherò / se mai un giorno comprenderò che la mia casa è dentro di me… Un avviso ai lettori naviganti: l’autrice non offre consolazioni o paesaggi di luce; in compenso, dura come un letto di pietre, vi offre una chiave per cercare la casa di ognuno dentro di sé». Olivia Trioschi
  • Opera 3^ classificata: “La pazienza dell’acqua” di Patrizia Berlicchi di Roma. Vince la pubblicazione in un quaderno di 32 pagine edito dalla casa editrice Montedit con assegnazione di 50 copie – Attestato di merito. Questa la motivazione della Giuria: «M’incantò la rima fiore/amore, la più antica difficile del mondo, scriveva Umberto Saba in una delle sue tante belle poesie. Un grande sperimentatore della tradizione, come fu per l’appunto Saba, dichiarava con quei versi il suo amore per l’espressione semplice, non sovraccarica di enfasi e artificio. Resta il fatto, indubbio, che parlare d’amore senza incorrere nell’ovvio e nel già detto è ardua prova per un poeta, e tuttavia sfida sempre rinnovata. E raccolta, in questa occasione, da Patrizia Berlicchi, che dedica molto spazio della sua raccolta proprio al sentimento più antico e difficile del mondo – per dirla con Saba. Ne parla con rapidi cenni, in poesie brevi e pulite, che ricordano per alcuni aspetti le liriche del “primo tempo” poetico di Anna Achmatova, la grande poetessa russa: immagini nitide di oggetti quotidiani, da cui trapelano gesti, atmosfere, situazione d’amore sempre incomplete, sempre in ricerca, come se fosse proprio questa la cifra dell’amore stesso – e forse è davvero così. Come questa, per esempio: Non vedi che ti aspetto? / Dietro il ventaglio /la trama complicata del merletto / nasconde con fatica / che ti voglio…; o ancora: Una collana di note leggerissime / si posa / attorno al collo si attorciglia piano poi si chiude / con un bacio sulla nuca. Come si vede, immagini delicate e nette, puntuali, che in qualche caso giungono al limite della rarefazione. Ma che, nella loro semplicità, riescono almeno in parte a vincere la sfida, e a dire l’amore in modo autentico». Olivia Trioschi

Opere Segnalate dalla Giuria:

  • “Vino novello” di Cristina Bruscoli di Pesaro (PU). Questa la motivazione della Giuria: «Che la vita ti sia leggera, Occhi di Miele! / Senza sentirne il dovere, fatti inebriare / dall’amore buono come un vino novello… . Con questo augurio, e con questa poesia che dà titolo alla raccolta, Cristina Bruscoli accoglie il lettore nel suo mondo, fatto di una natura esuberante che rispecchia, talvolta per analogia, talaltra per contrasto, i movimenti del cuore dell’autrice, o meglio la sua musica. Colpisce, soprattutto, la fioritura metaforica, che potrebbe risultare persino eccessiva se non fosse animata dalla straordinaria “corposità” delle scelta lessicali e delle immagini: tali da inebriare davvero, un po’ come il vino novello, il lettore, facendogli “sentire” e “vedere” profumi, colori, densità e spessore dei luoghi della natura: come accade per i bronchi profondi delle foreste, per la striscia di luce / fra la sferza di brezza, o ancora per l’aria ricolma, tutta verde, [che] ride un giallo riso di ginestre, e per molti altri esempi che si potrebbero citare, ma che lasciamo volentieri al lettore unendoci all’augurio dell’autrice, e facendolo anche un po’ nostro: fatevi inebriare / dall’amore buono come un vino novello». Olivia Trioschi

  • “Oltre i giardini dell’Eden” di Mario De Rosa di Morano Calabro (CS). Questa la motivazione della Giuria: «Vita, vita, vita: vita in molte delle sue sfaccettature e in molte delle sue età, colorata di grigio o d’azzurro, densa di presenza o appesa alle assenze, fatta di illusioni o di piccole certezze e grandi concretezze. Ed è la vita, proprio il largo fiume della vita, a lambire le pagine di questa raccolta, fatta di brevi liriche che, laddove sembrano cadere nel “già detto/già sentito”, subito presentano squarci imprevedibili, pensieri fulminei, rapide pennellate di tocco attento e mai banale. E alla fine della lettura, ci si chiede: dunque, Oltre i giardini dell’Eden c’è la vita, la nostra, quella di sempre? Forse, come sembra emergere dai versi dell’autore, la risposta è sì». Olivia Trioschi

  • “E… questa è la vita” di Silvana Marchini di Milano. Questa la motivazione della Giuria: «Una nota di merito a questa raccolta, che si segnala per alcune belle poesie e per il motivo di fondo, difficile e attraente insieme: lo si potrebbe chiamare “l’arte del congedo”, che sia da persone o cose poco importa, che sia personale o di altri importa ancora meno. Il saluto prima della separazione, l’attimo in cui si avverte che quella situazione, quella cosa, quella persona non la vedremo più, un attimo denso come piombo ma che scivola via come un’ala di farfalla: è questo il motivo che percorre tutta la raccolta, la rivestono di un dolore sobrio e scabro, che solo a tratti si permette di urlare, ma anche di consapevolezza e di gratitudine verso chi ha preso, dato, è stato e non è più. Qualche verso, tratto dalla poesia che apre la raccolta, dedicata alle innumerevoli donne / che mi hanno preceduta nel tempo: E io? E io? Grido ora / nell’abito rosso della ribellione / nell’abito rosso dell’ingiustizia / rosso come il sangue perso / per una mia scelta una mia rinuncia / È solo un grido e poi ancora il silenzio / e tacerò i miei bisogni vestiti di grigio… Una raccolta dedicata a tutti, ma in particolare alle donne, perché loro sanno che cosa vuol dire scegliere, congedarsi, stringere i denti tra il rosso e il grigio». Olivia Trioschi

  • “Silloge senza titolo” di Annalisa Nocenti di Verona. Questa la motivazione della Giuria: «Una raccolta che si distingue per il ritmo sincopato, carico di energia che si libera in versi brevi, brevissimi, quasi frenetici, tanta è l’urgenza che li spinge, tanta è la fretta, quasi l’ansia, dell’autrice di dire, raccontare, talvolta imprecare, talvolta invocare, con un occhio al ritmo – interessanti le rime, purtroppo trascurate da molti autori – e uno alla densità delle parole, che si fanno più solide o più rarefatte a seconda di quanto veloce batta il cuore e di quanto alta si faccia una voce che, decisamente, attrae l’attenzione». Olivia Trioschi

  • “Silloge senza titolo” di Alessandro Palmieri di Roma. Questa la motivazione della Giuria: «Un meritato riconoscimento all’autore di queste poesie, che si inseriscono nella troppo trascurata linea della poesia dialettale. Scritte in un bel romanesco sanguigno, riprendendo spesso il nobile metro del sonetto, occhieggiano Belli, di cui riprendono l’arguzia, e strizzano l’occhio alla modernità, che forse altro non è che l’umanità, in fondo sempre uguale a se stessa». Olivia Trioschi

  • “Silloge senza titolo” di Andrea Polo di Casier (TV). Questa la motivazione della Giuria: «Un interessante esempio di raccolta composita, in cui i frammenti lirici incrociano versi civilmente impegnati, tanto necessari quanto, in genere, trascurati da tanta poesia contemporanea. Eppure, c’è bisogno di poesia che ancora faccia sentire che il cuore dell’uomo batte non solo per l’amore, o in sincronia con la natura, ma anche per i propri simili che gemono per la guerra, per la povertà, per uno dei tanti scandali etici del cosiddetto mondo civile. Un esempio, tratto dalla raccolta? Facciamo due, ugualmente significativi: In piena notte / mi svegliò un pianto in pericolo / sopra i rumori della guerra / che rimbalzò da lontano / tra colonne di fumo / che salivano dalla sabbia nera. / Lasciai le gambe nella terra / dove dormivo / per correre più veloce / come dovrebbe fare / l’umanità intera / per salvare un bambino. / Ma dormivate tutti / e qualcuno si lamentava / di lenzuola non stirate / come chi scambia donne con cameriere (da Ogni volta che torno); Alla fine del tunnel non c’è nessuna luce / e si può arrivare in qualsiasi posto / senza bisogno di gallerie. / Quando uscirete / tanta gente si sarà impoverita / anche se di povertà strana / perché nel vostro mondo non manca niente. / È l’atroce paradosso / del barboncino con il maglione / e del neonato abbandonato in un cassonetto verde (da Il paradosso del barboncino con il maglione). E lasciamo al lettore la scoperta di una raccolta in cui anche la vena lirica “pura” si esprime, a tratti, con autentica felicità». Olivia Trioschi

  • “Discorsi sull’anima all’osteria del cacciatore” di Giovanni Zavattaro di Ozzano (AL). Questa la motivazione della Giuria: «Una raccolta particolare, costruita come un dialogo filosofico in versi, che si ritaglia uno spazio tutto suo anche per la coerenza stilistica – versi regolari, con prevalenza di endecasillabi. L’autore costruisce il dialogo con saggezza di sceneggiatore, alternando le voci degli avventori – in carne, ossa e veli di fantasma – che si confrontano sulla natura dell’anima, rimbalzandosi pareri e riflessioni filosofiche con la leggerezza di un calice di vino. Da segnalare, in particolare, Il lunario dell’anima, che riprende con intelligente ironia il motivo di tante canzoni popolari sull’alternarsi delle stagioni, e la parte finale, in cui compare un sorprendente camposanto.». Olivia Trioschi

  • “Terremoti fuori e dentro” di Lauro Zuffolini di Carpi (MO). Questa la motivazione della Giuria: «I terremoti fanno notizia per una settimana: in quella settimana il giornali reclamano a gran voce più sicurezza, l’opinione pubblica si mobilita e riscopre forme di solidarietà, i signori del governo & dintorni promettono interventi, rimborsi, condoni, donazioni. Poi, più nulla. La litania dei nostri terremoti è lunga, senza storia perché è sempre la stessa, questa: i terremotati si portano nel cuore le macerie, spesso continuano per anni a conviverci, e le lacrime se le piangono da soli. Uno speciale riconoscimento, dunque, a questa raccolta che, come suggerisce il titolo, parla di sisma e di terremoti interiori, mescola voce corale a ricordi personali e confessioni autobiografiche, riporta sotto gli occhi di tutti la “banalità del male” della terra che continua a tremare, anche dopo, anche quando le scosse si sono fermate: ragazzine vivaci e sonore / tra i portici lesionati e puntellati / mescolano le loro voci squillanti / ai rumori sordi dei lavori edili / gli sguardi dei passanti / hanno una luce sbigottita negli occhi / nell’inventariare lo scempio del sisma / e si muovono quasi con cautela // rientro a casa e rifletto / sulla precarietà / delle cose e dei sentimenti / dopo tre giorni senza di lei». Olivia Trioschi

Gli Autori Segnalati dalla Giuria vincono Attestato di merito e 50 copie in omaggio nel caso di pubblicazione in volume dell’opera con la Casa Editrice Montedit


Sezione Narrativa
La Giuria della diciannovesima edizione del Premio Letterario Internazionale Jacques Prévert 20123, presieduta per la sezione narrativa da Massimo Barile, dopo attento esame delle opere pervenute ha decretato quanto segue:


  • Opera 1^ classificata: “Lucifero” di Claudio Vastano di Marginone – Altopascio (LU). L’Autore vince: Targa Jacques Prévert – Attestato di Merito – Pubblicazione dell’opera con la Casa Editrice Montedit con assegnazione di minimo 50 copie. Questa la motivazione della Giuria: «“Lucifero”, opera di Claudio Vastano, è un romanzo travolgente ed inquietante anche per la tematica affrontata che è terribilmente attuale. Vien subito da pensare al grande senso di responsabilità che l’umanità deve dimostrare soprattutto nei decenni futuri. Tutto ha inizio quando, in una stazione di ricerca, si verificano effetti collaterali imprevedibili a causa di esperimenti sul dna geneticamente modificato di animali che dilaniano alcuni esseri umani. Il microbiologo Robert Hansen, chiamato “l’alchimista dei virus”, da alcuni anni, sta conducendo ricerche per migliorare gli Endovirus con lo scopo di “recapitare alle cellule, che hanno perduto la funzionalità delle sequenze di uno o più geni, copie funzionanti delle sequenze nucleotidiche danneggiate”.
    È lui il creatore di Lucifero, alias Kenneth Frowley, ex capo della squadra speciale per le missioni in territorio straniero, sottopostosi volontariamente all’esperimento senza avere la minima idea che sarebbe diventato una cavia da laboratorio. Ad un certo punto, Robert Hansen si licenzia perché si rende conto che le ricerche prendono una direzione completamente differente dalle sue intenzioni, che sono quelle di favorire una buona ingegneria genetica e non quella di creare esseri sanguinari per scopi militari né di utilizzare i virus per scatenare guerre biologiche. I vertici della Corporazione dell’Arcangelo non sono di questo avviso e continuano le sperimentazioni sugli esseri umani, gli animali e alcune specie di piante: purtroppo, durante lo sviluppo del progetto Tartarus, qualche anno dopo, Claire Sinise, ex fidanzata di Hansen, contrae un virus mortale mentre sta conducendo esperimenti su piante mutanti in grado di rilasciare agenti virali per l’essere umano.
    Lucifero, l’unica creatura capace di controllare gli effetti del virus, si mette in contatto con Robert Hansen e lo aiuta a distruggere il folle progetto che può avere effetti impensabili.
    Come se non bastasse, i ricercatori non riescono a stabilizzare il Simbiovirus e l’Arcangelo rapisce Robert Hansen per obbligarlo a replicare i demoni Lucifero, Astaroth e Mefistofele.
    Nei laboratori del Centro Ricerche di Berens River dell’Arcangelo, dopo cruente lotte e spargimenti di sangue che superano ogni fantasia, l‘”alchimista dei virus” con l’aiuto di Lucifero, riusciranno a distruggere l’infernale progetto.
    Claudio Vastano mette in evidenza i possibili orrori della scienza quando è fuori controllo e l’Arcangelo rappresenta simbolicamente il lato oscuro dell’ingegneria genetica.
    La narrazione diventa escalation fantascientifica che deflagra in una scrittura sempre attenta e documentata, salvo l’eccessivo dilungarsi in alcune descrizioni relative alle cruente lotte tra demoni e creature modificate.
    Si assiste ad un continuo susseguirsi di colpi di scena, travolgenti e terrificanti, magicamente creati e raccontati grazie ad una mirabile scelta narrativa da parte di Claudio Vastano, che plasma e alimenta, senza sosta e senza lasciar prendere fiato al lettore, una luciferina creatura letteraria che si rivelerà, infine, meno crudele dell’essere umano». Massimo Barile

Opere Segnalate dalla Giuria:

  • “Non è casa mia” di Placido Asero di Racagna (CT). Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo di Placido Asero vive della sostanza stessa della sua intricata trama. Nel groviglio di vicende, relazioni ambigue e rapporti difficili da decodificare, si innesta l’inaspettato omicidio di un famoso funzionario del Ministero della Sicurezza. Nel paese di Centano si scatena il subbuglio dato che il funzionario era considerato un “intoccabile” e a nulla vale sapere che intratteneva un rapporto extraconiugale con una donna che, al contrario della moglie, lo capiva “molto bene”.
    Placido Asero propone la sua “storia” con maestria nel dosare gli ingredienti e capacità di scrittura nonché riesce ad appassionare fino alla scoperta del colpevole». Massimo Barile

  • “Storie seriamente inattendibili” di Massimo Batini di Piombino (LI). Questa la motivazione della Giuria: «Raccolta di racconti eterogenei che spaziano tra varie tematiche pur mantenendo la costante attenzione ad una scrittura che ha la prerogativa di affascinare con atmosfere misteriose come nel primo racconto che vede un uomo, amante dei libri antichi, scovare in una bottega antiquaria un libro che narra il viaggio dell’abate Paolo Pifferi, scritto da uno dei marinai che lo avevano accompagnato durante la traversata, nel 1831. Massimo Batini offre le sue “storie seriamente inattendibili” muovendosi su vari piani narrativi, miscelando creatività letteraria e le “impenetrabili oscurità dei comportamenti umani”». Massimo Barile

  • “Il terzo occhio” di Marco Battista di Montesilvano (PE). Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo di Marco Battista rappresenta un lungo viaggio in varie situazioni narrative che aprono e richiudono le fatidiche porte della conoscenza. Vittoria è un essere speciale, con il dono della preveggenza, come fosse una “prescelta”, con il compito di aiutare le persone: fin da piccola si sentiva “diversa” e, quando il vecchio Nicolaj le dice che sta vivendo la sua undicesima vita e le regala un libro magico, tutto cambia. Nella ricerca del proprio destino scoprirà il suo vero padre e, finalmente, sarà amata.
    Marco Battista racconta un percorso verso la Luce da parte di una donna, tra poteri di chiaroveggenza e incantesimi, fino a rendersi conto che è necessario dare un valore alla propria vita, come a seguire il consiglio della propria madre: “non guardare alla durata della vita ma a quello che ne fai”». Massimo Barile

  • “... e il mare si sollevò appena” di Paola Bigozzi di Marginone – Arezzo. Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo di Paola Bigozzi unisce le tinte forti di eventi tragici ed esistenze dolorose alla visione di un possibile riscatto e di una rinascita per la protagonista. La trama è una miscela effervescente che coinvolge fin dalla prima pagina con la protagonista che invita a casa sua il marito Miguel e, dopo averlo drogato, lo evira. Lei era innamorata ma, dopo il matrimonio aveva scoperto che il marito non lavorava affatto come diplomatico ma, purtroppo, era un agente dei servizi segreti, pericoloso e bastardo, che si infiltrava tra i dissidenti cubani con ogni mezzo e li faceva arrestare.
    La capacità narrativa di Paola Bigozzi è indubbiamente completa e, ancor più, in modo credibile, sa coinvolgere nelle diverse atmosfere del suo romanzo». Massimo Barile

  • “Io come Lisa” di Elena Bresciani Baldi di Forte dei Marmi (Lu). Questa la motivazione della Giuria: «Elena Baldi Bresciani dimostra passione nel “raccontare” e cerca, in ogni pagina, di penetrare nel profondo i mondi interiori di due sorelle che, in apparenza, sembrano diverse, ma, si riveleranno simili nella realtà della vita.
    Durante un viaggio in treno per recarsi al funerale della sorella Lisa, l’incontro casuale con un’anziana signora diventa il pretesto per ripercorrere l’intera vita da parte della protagonista Nora. I difficili rapporti con la sorella Lisa, eventi tragici e sofferti rapporti che hanno costellato il loro percorso, fino al suicidio di Lisa». Massimo Barile

  • “Zacintha in mezzo al mare (Storia d’un Mattia Pascal del nostro tempo)” di Maria Orsola Castelnuovo di Eupilio (CO). Questa la motivazione della Giuria: «Maria Orsola Castelnuovo propone un romanzo che è affascinante, dimostrando notevole acutezza nel penetrare l’animo umano e qualità letteraria nel far rivivere atmosfere, stupende immagini e suggestioni dell’umano vivere. Il nucleo portante, dopo gli incontri casuali di una donna con un giocoliere, prima nella città di Siena e, poi, a Copenaghen, sono le narrazioni delle tre vite di quest’uomo: la prima vissuta nelle valli dove era nato; la seconda, vissuta in Europa, tra i giocolieri di strada, dopo la separazione dalla moglie e la perdita del lavoro; e, infine, la terza vita con il ritorno all’isola del Mediterraneo che lo aveva accolto come un clandestino in patria, un Mattia Pascal del nostro tempo. Fascinazione e propensione all’incantamento davanti alla meraviglia della vita». Massimo Barile

  • “I pianeti d’inchiostro – Racconti senza limiti” di Giulio Iovine di Bologna. Questa la motivazione della Giuria: «Giulio Iovine, nella raccolta di racconti, dimostra di possedere fervida immaginazione e lascia spaziare la fantasia narrativa in ogni direzione: dal Leviatano fino ad interrogarsi sull’esistenza di un Creatore, dalla vicenda di Agrippina e del figlio Nerone che vuole ucciderla, per giungere alla condizione di una donna nell’Età del Ferro, che non vuole subire un secondo matrimonio. Grazie ad una scrittura precisa ed attenta, tutto viene alimentato da una visione che abbraccia le storie narrate e le innalza a paradigma d’una concezione/condizione dell’esistenza». Massimo Barile

  • “Il giudice e il giullare” di Ardelio Loppi di Vasanello (VT). Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo di Ardelio Loppi rappresenta una continua scoperta e contiene insidie con le quali fare i conti come a certificarne l’alone misterioso che vede un uomo di nome Mordecai, un giullare, al cospetto dell’Inquisizione, condannato al rogo dopo aver scritto un’opera del maligno e, infine, un’oscura presenza in un antico palazzo che si rivelerà essere una creatura da sempre nascosta al mondo ma capace di lasciare un manoscritto in dono, il suo vero ed unico tesoro.
    Il gioco su due piani narrativi riesce a coinvolgere anche grazie ad una scrittura capace di creare aspettative e creare suspense in attesa dell’epilogo». Massimo Barile

  • “Il cenacolo di Bea” di Angelo Tecchi di Pesaro (PU). Questa la motivazione della Giuria: «Il romanzo di Angelo Tecchi possiede le qualità rilevanti per una buona lettura: capace di giocare tra sguardo ironico nei confronti della vita, profonde riflessioni e scandagli di inesplorati mondi interiori che appartengono ai protagonisti di questo divertente, oscuro e ambiguo romanzo.
    Tutto ha inizio quando l’avvocato Gabriele Montoneri, a causa delle cipolline in agrodolce, passa la notte con una indigestione e, inaspettatamente, vede una donna che sta male: è il fatale incontro con Bea, donna affascinante ma che possiede un quid diabolico e, durante la narrazione, dopo aver partecipato al suo singolare cenacolo letterario, tutto sarà ammantato da un alone di ambiguità, fino al tragico epilogo. Angelo Tecchi è bravo ad alimentare la miscela esplosiva, dosando il vortice dei sensi e la tragedia umana». Massimo Barile

  • “Cavalli da tiro” di Giovanni Vanni di Mascali (CT). Questa la motivazione della Giuria: «Giovanni Vanni offre una raccolta di racconti eterogenei che possiedono la qualità del divertissement eppur tutto ciò non conduce ad una fragilità narrativa ma, al contrario, può dar luogo a profonde considerazioni. Tredici racconti che spaziano dalla bella storia del cavallo da tiro che si chiama Teodoro e dall’affetto che lo lega al buon Floriano, agli episodi divertenti vissuti da un chierichetto con il parroco nevrotico e paterno, per passare dalla vicenda di una donna che non si concede perché crede di essere un “angelo” e, infine, giungere ad un dialogo surreale in un pollaio tra animali parlanti.
    Tutto ha il sapore d’una visione ammantata da toni umoristici ma capace di toccare il cuore con una scrittura che riesce a rendere appieno tale intenzione». Massimo Barile

Gli Autori Segnalati dalla Giuria vincono Attestato di merito e 50 copie in omaggio nel caso di pubblicazione in volume dell’opera con la Casa Editrice Montedit


La premiazione si è tenuta sabato 25 gennaio 2014 alle ore 15:00 presso l’Auditorium «Recagni» della Scuola Sociale Accademia delle Arti in via Marconi 21 a Melegnano con il patrocinio della Città di Melegnano Assessorato alla Cultura. Direzione artistica a cura di Fabrizio Ferrari. Online le fotografie: Prima parte slide showPrima parte scaricabileSeconda parte slide showSeconda parte scaricabile


L'Albo d'Oro:
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